CAGLIARI PIANO INTEGRATO D’AREA TUVIXEDDU-1 ’97-’08

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Riqualificazione urbana e ambientale Colli di Sant’Avendrace -Cagliari. Dalla definizione del Piano urbanistico attuativo ai progetti esecutivi, ai cantieri. Progetto Museo Archeologico della Necropoli di Tuvixeddu e Parco Archeologico-naturalistico-urbano. Distretto universitario, residenze private, terziario e infrastrutture urbane.

“…vorrei proprio che vi confrontaste con una questione molto impegnativa, forse voi potreste aiutarci. Abbiamo quest’area a Cagliari che da anni ci dà problemi. Abbiamo già rivisto il progetto, progettato una strada di interesse pubblico, c’è una parte con dei resti archeologici che cederemo al Comune, ma ancora non si riesce a sbloccare.”

13bisCosì è iniziata questa lunga storia, quando l’AD della società allora proprietaria delle aree discutendo della nostra metodologia di lavoro, del nostro approccio ai progetti e del nostro curriculum, ci fece questa proposta.

E cominciò così non un normale incarico professionale ma quasi una storia sentimentale, un misto di destino e passione attratta irrimediabilmente da questo luogo magico e senza tempo.

 

 

Stralcio di una intervista rilasciata a Francesco Accardo –Urban Center di Cagliari nel 2013

Iniziammo ad affiancare l’architetto che allora si occupava del progetto all’interno di Impregilo ma che non aveva una struttura adatta a svilupparlo (per la società quello era un progetto fermo, “in perdita” e non venivano impiegate risorse).

Il problema immediato era la strada di scorrimento di interesse comunale (nodo di Via Cadello), prevista dal PRG, che avrebbe dovuto attraversare completamente l’area tra Tuvumannu e Tuvixeddu fino a S. Avendrace, quindi di interesse comunale, non  privato, anzi…

Arrivammo a Cagliari e iniziammo a studiare la zona di Tuvumannu, ma subito iniziammo a percorrere tutta l’area, attratti da suo potere.

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L’incarico riguardava la strada ma non potemmo fare a meno di indagare quei luoghi. Io ero particolarmente emozionata anche perché a Cagliari ci avevo studiato, abitato in Via Dei Punici fino all’anno della Maturità, e quell’area la conoscevo bene.

Studiammo il progetto e i suoi precedenti che risalivano agli anni ’80 (allora la vicenda si stava già trascinando da almeno dieci anni). Tornammo sul posto tante volte e un giorno, discutendo dell’intero progetto con l’allora coordinatore geom. Piras, ci permettemmo di fare diverse osservazioni molto critiche.

La risposta fu: “ah! anche in Comune hanno fatto queste osservazioni, potreste fare una vostra proposta”.

Ci facemmo sistemare due tavoli in albergo. Al mattino facevamo i sopralluoghi per verificare i rilievi e studiare i luoghi poi nel pomeriggio disegnavamo (a mano sui lucidi come si faceva allora) e così abbiamo iniziato.

SCHEMA PROCESSO

Book Grandi Progetti Urbani scaricabile:  GPU_10x21

2) Come è dunque nato il Progetto di riqualificazione?

Vale qui la pena di ricordare che l’area era tutta di proprietà privata, che in passato la Soprintendenza aveva valutato la possibilità di esproprio delle aree di interesse archeologico ma non ci sono mai state le risorse necessarie da parte della Pubblica amministrazione.

Il progetto nasce per dare risposte a problemi di proprietà privata e di interesse pubblico:

Per l’imprenditore privato (allora Iniziative Coimpresa – Impregilo con Ing. Cualbu e altri soci di minoranza):

  • trovare una soluzione redditizia per la grande area dismessa da Italcementi, dopo anni di tentativi imprenditoriali falliti.

Per il Pubblico:

  • acquisire la parte dell’area privata di importantissima rilevanza archeologica in modo non oneroso (non si erano mai reperiti fondi sufficienti per un esproprio di quella consistenza),
  • attraversare completamente un’area privata con un consistente tratto di viabilità di interesse comunale,
  • risolvere il problema dell’onerosissimo contenzioso per gli edifici di edilizia pubblica costruiti abusivamente sui terreni privati di Tuvumannu negli anni ’80
  • dotare quella zona, carente di tutto, dei fondamentali servizi pubblici.

Per noi progettisti una missione quasi impossibile. Consapevoli dell’importanza dell’aspetto archeologico e ambientale, e del forte interesse per la città, avremmo dovuto trovare soluzioni compatibili per Pubblico e Privato che fossero compatibili anche con la nostra formazione e attitudine progettuale, da sempre attenta all’ambiente e alle questioni sociali, con l’obiettivo di integrare quel patrimonio prezioso in una struttura urbana frammentata e incompleta.

Fu un periodo intensissimo. Il nostro metodo di lavoro ha sempre messo al centro degli obiettivi la natura dei luoghi e il contesto sociale in cui si interviene e mai il compiacimento architettonico-formale.

L’area era vasta e presentava delle notevoli differenze in ogni sua parte, era necessario lo studio di ogni sua caratteristica e l’individuazione precisa dei problemi specifici.

Chi adesso dice che il metodo è stato sempre lo stesso degli anni ’80 non credo che abbia sufficiente e approfondita conoscenza dei diversi approcci metodologici alla progettazione. Non era una questione di che “idea di progetto” ma di metodo di intervento, che permettesse di affrontare tutti gli importanti problemi in campo: dalla tutela dell’area archeologica al recupero delle zone dismesse dall’attività industriale su Via Is Maglias, dal realizzare i servizi per gli edifici di Tuvumannu (costruiti “abusivamente” da precedenti Amministrazioni comunali su terreni privati e diventati ghetto) e risolvere il contenzioso, al realizzare la continuità del sistema dei parchi urbani da Tuvixeddu a Monte Claro e altri ancora.

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Con l’Amministrazione comunale si individuarono nuovi obiettivi condivisibili:

  • recupero della memoria e creazione di luoghi urbani riconoscibili,
  • integrazione e continuità del verde,
  • ricucitura del tessuto urbano tra Is Maglias e Tuvumannu,
  • attivazione di linee di energia per generare lo sviluppo di un tessuto sociale,
  • e non ultimo, studiare la Necropoli nel suo insieme molto più vasto di quanto non fosse in quel momento evidente (allora era di circa 2 ettari, delimitata da quel recinto a forma di “paletta” che ancora si può vedere nelle vecchie foto aeree)

 

Adottammo l’uso dei “Progetti Norma” specifici per le diverse aree, uno strumento idoneo a garantire nel tempo gli interessi del Pubblico e del Privato stabiliti insieme, e una progettazione integrata che affrontasse gli aspetti urbanistici, ambientali, paesaggistici, architettonici, viabilistici, socio-economici.

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3) Progetto di riqualificazione o progetto di trasformazione?

In questi anni con le Parole si è pesantemente giocato e compromesso gravemente l’interesse pubblico.

Riqualificare o trasformare. In realtà per il quartiere di Tuvumannu si trattava di qualificare perché gli abitanti aspettavano da anni un completamento che non è mai arrivato. Lì c’è bisogno di tutto: asilo, chiesa, consultorio, negozi…

Ma va premesso che la presenza dell’area archeologica era il fulcro e il centro di attenzione. Come ho detto l’area allora vincolata era modesta e il programma prevedeva (e lo abbiamo fatto) di estendere il vincolo diretto fino alle zone dove l’attività di cava aveva rimosso e scavato molti metri di calcare cancellando ogni traccia, e poi individuando una vasta area di rispetto a vincolo indiretto da destinare a parco proprio a protezione dell’antica Necropoli e delle altre preesistenze archeologiche.

Anche le vie troncate dal fronte di cava (Turbigo e Goito), forse aspettano una soluzione

Per Via Is Maglias si trattava anche di trasformare e intervenire sui sedimi industriali, di dare una soluzione urbana agli edifici di via Monte Grappa e Codroipo, di dotare la zona universitaria di spazi preziosi per l’attività allora compressa nei vecchi edifici e per nuovi istituti, la mensa e la casa dello studente (vedi progetto ERSU Calce Idrata), l’integrazione con il Colle dei Punici, allora del Demanio in fase di cessione al Comune, sarebbe stata un completamento magnifico. Pensavamo agli studenti che avrebbero potuto ritrovarsi e anche studiare nel parco, agli abitanti di questa parte di città che avrebbero raggiunto la Necropoli e Sant’Avendrace attraverso un grande parco.

SEZIONE MAGLIAS-AVENDRACE

 

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